Sergio ha quasi 90 anni ed abita a Modena. Nonostante l’età è discretamente tecnologico; ai primi di luglio cerca in rete un fabbro che possa risolvere un problema alla serratura dell’ingresso di casa.
Digita “Fabbro Modena” su Google e chiama uno dei primi soggetti che appaiono, considerando la cosa un elemento che accerta la serietà dell’azienda. Non sa che il motivo per cui quell’azienda è in testa alle ricerche è perché paga a Google uno spazio pubblicitario, e che non ha sede nel modenese. Sergio non verifica, ad esempio, che su di un sito specializzato sono presenti su quell’azienda una ottantina di recensioni, oltre il 90% delle quali più che negative.
La gran parte sono decisamente esplicite: “…sono dei truffatori…”, “…sono dei ladri, state attenti.”, “…prezzo e lavoro vergognosi…”, “…ho pagato 300 euro per un po’ di Svitol e 20 minuti di intervento…”, “Mia madre di 91 anni ha pagato per la riparazione della tapparella € 414, quando ho protestato mi hanno chiesto altri 150 euro…”, “…650 € per sostituire il kit dentro la vaschetta del wc…”, “…soffro di una grave infermità visiva, invece dei 100 euro convenuti mi hanno fatto pagare col bancomat 900 euro…”.
Tutti avevano rintracciato l’azienda via internet, tutti erano convinti di chiamare una impresa del proprio Comune, come indicato nelle molte pagine di una azienda che dichiara – falsamente – di essere presente in centinaia di Comuni del nord Italia.
Sergio chiamava quindi il numero di cellulare indicato sul sito, specificando di non avere fretta; l’interlocutore al telefono non esplicitava nessun costo per la chiamata, né tanto meno la necessità dell’intervento di più di un tecnico. Lo stesso giorno si presentavano ad ora di pranzo due soggetti, che dopo un rapido esame comunicavano la necessità di sostituire la serratura. L’intervento durava, complessivamente, circa un’ora. Al termine i due comunicavano a Sergio un conto di 1.195 euro; una cifra incredibile, considerato che i materiali montati avevano un prezzo tra 100 e 200 euro. Alle proteste di Sergio, che chiedeva dettaglio del conto, i due affermavano che sarebbero usciti dalla casa solo dopo il pagamento. Parlando contemporaneamente con toni molto accesi, circolando liberamente per la casa, nei fatti i due impedivano a Sergio di chiedere aiuto; fino al punto nel quale questi, esausto ed impaurito, era costretto a pagare i 1.195 euro. E la fattura? Secondo i due sarebbe dovuta arrivare nell’arco di tre giorni, ma a quasi due mesi di distanza di fatture nemmeno l’ombra. Nei giorni successivi la figlia di Sergio cercava un contatto con l’azienda, ricavandone soltanto minacce di denuncia per diffamazione, tramite l’attivazione di cinque Legali.
Legali che diventano ben dodici, in uno degli altri casi che stiamo seguendo, sempre riguardanti la stessa azienda. Azienda che, nonostante le denunce, nonostante le testimonianze eloquenti, continua ad operare e a crescere, come comprovato dalle nuove segnalazioni che appaiono ogni giorno nel sito sopra citato e dalle chiamate ai nostri sportelli.
Com’è possibile, ci chiediamo, che non succeda nulla? Com’è possibile che, ad esempio, non ci sia un’azione decisa per fare cessare questi abusi, che colpiscono soprattutto anziani e donne? Perché non si sente la voce delle associazioni di settore e dei tantissimi tecnici onesti? Davvero c’è qualcuno che crede sia legittima e accettabile questa situazione? Che possano non essere emesse le fatture, che vengano quintuplicati o decuplicati i costi degli interventi, che vengano minacciate le persone che cercano chiarimenti e che cercano di opporsi agli abusi? Certo, possono sembrare vicende piccole, ma anche questi fatti ci parlano di legalità, e dei rischi che si corrono quando si abbassa la guardia.
Sergio ha ormai 90 anni, ha denunciato in tutte le sedi una ingiustizia, un abuso ai propri danni. Lo ha fatto anche per evitare che altri, dopo di lui, finiscano sequestrati in casa propria da dei miserabili, travestiti da tecnici. Siamo certi che qualcuno vorrà dargli ascolto.
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