“Noi chiediamo 100 euro di diritto di chiamata”. Non stiamo parlando di un intervento urgente, magari di notte o di domenica, ma di un normale intervento a domicilio da parte di un idraulico, di un elettricista o di un fabbro. Ci riferiamo ad un intervento programmato, a volte con settimane di anticipo e nel normale orario di lavoro, da parte di un tecnico spesso attivo nello stesso Comune.
Non sempre questo elemento viene anticipato al telefono, e a volte si è messi a conoscenza di questo balzello solo al momento del conto. Il diritto di chiamata a Modena è un elemento in crescita, che contribuisce a rendere sempre più pesante il conto degli interventi tecnici a domicilio, e segnala sia la spregiudicatezza di una minoranza di operatori, che l’assenza di regole e controlli sulla materia.
Il diritto di chiamata non è però illegittimo, salvo che la sua applicazione non sia stata comunicata ed accettata al momento dell’appuntamento, oppure se l’intervento avviene nel periodo di garanzia del prodotto o impianto. Proprio su quest’ultimo caso è intervenuto nel 2017 l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha imposto a diverse aziende produttrici di frigoriferi (Whirpool, Candy Hoover, Electrolux) di cessare pratiche che consentivano ai tecnici convenzionati di richiedere 30 euro di diritto di chiamata ai clienti, durante il periodo di garanzia.
Ma qui non stiamo parlando di 30 euro, una cifra corrispondente ad un’ora di lavoro (già comprensiva delle spese generali e dell’utile d’impresa), ma di richieste che nel modenese hanno superato recentemente anche i 100 euro. Una cifra secca, che per alcuni è comprensiva del tempo trascorso presso il cliente, mentre altri aggiungono addirittura le ore lavorate, spesso arrotondate in eccesso. Può quindi capitare che per un intervento programmato della durata di mezz’ora, vengano richieste (per il solo lavoro) somme corrispondenti a quattro-cinque ore di lavoro.
Particolarmente vistoso è il caso di chi opera nel settore degli impianti di condizionamento dell’aria. Nel periodo estivo alla richiesta di un intervento a domicilio corrisponde frequentemente la richiesta di un cospicuo diritto di chiamata. Sono state segnalate anche richieste economiche per effettuare un sopralluogo ed emettere un preventivo. Nel resto dell’anno, quando il lavoro cala, raramente vengono richiesti diritti di chiamata ed i preventivi sono sempre gratuiti.
Quindi, come si può difendere il consumatore dagli abusi?
Innanzitutto se la richiesta non è stata anticipata il diritto di chiamata non va pagato. Comunque, se viene richiesto, bisogna sapere che una cifra accettabile è quella corrispondente ad un’ora di lavoro (da 25 a 35 euro), che peraltro corrisponde a quanto indicato nella raccolta degli Usi e consuetudini della Camera di Commercio di Modena. Se la cifra raggiunge i 50 euro deve intendersi come conto minimo, assorbendo le ore lavorate a domicilio del cliente (i materiali sono sempre a parte). Se viene richiesta una cifra superiore, specie se non assorbe le ore lavorate, è meglio lasciar perdere. A nostro parere una richiesta di questo tipo segnala un soggetto quanto meno spregiudicato, del quale non è possibile avere fiducia e che quindi è da evitare. Ad oggi, fortunatamente, la maggioranza degli idraulici, elettricisti, muratori e fabbri non chiede il diritto di chiamata.
Ma se quello è il tecnico indicato dalla casa produttrice, che ha il “monopolio” in un Comune o in una provincia? Oppure, se i tecnici sono più di uno, ma si sono accordati sull’entità del diritto di chiamata?
Il caso è delicato, probabilmente frequente, e meriterebbe l’attenzione del Garante alla Concorrenza e Mercato. Il nostro consiglio è quello di contestare direttamente al produttore (che ha concesso licenza ai tecnici) la cosa, magari rendendo pubblica una situazione inaccettabile. Il diritto di chiamata è uno dei tanti balzelli a carico dei consumatori. Non è illegittimo, ma quando assume dimensioni eccessive, quando altera la concorrenza e danneggia il consumatore, bisogna opporsi, contrastando gli abusi anche attraverso le associazioni che li rappresentano.
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