Al momento stai visualizzando Ambiente: dal 1° gennaio i sacchetti per frutta e verdura diventano a pagamento. La sostenibilità ambientale deve fare i conti con una nuova “tassa sulla spesa”.
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Numerosi consumatori si stanno rivolgendo alla Federconsumatori in merito all’introduzione, dal 1° gennaio 2018, del pagamento dei sacchetti per frutta e verdura. Pubblichiamo il comunicato fatto il 29 dicembre 2017 dalla Federconsumatori Nazionale. Nelle prossime settimane vi informeremo in merito a eventuali iniziative che si decideranno di intraprendere per eliminare questa nuova “tassa sulla spesa”.

Comunicato del 29.12.2017

Il 3 agosto 2017 è entrata in vigore la legge n. 123/2017, di conversione del D.L. n. 91/2017 (“Decreto Mezzogiorno”), contenente la nuova normativa sulle borse di plastica (art. 9 bis), che recepisce la Direttiva UE n. 2015/720 ed abroga la precedente disciplina (art. 2, D.L. n. 2/2012).

A partire dal 1 gennaio 2018, tutte le buste, anche i sacchetti leggeri e ultraleggeri (con spessore inferiore ai 15 micron), utilizzati nei negozi e nei reparti ortofrutta, gastronomia, macelleria, pescheria e panetteria, dovranno essere biodegradabili e compostabili nel rispetto dello standard internazionale UNI EN 13432:2002, con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile del 40%. Una percentuale che salirà al 50% nel 2020 e al 60% nel 2021.

Inoltre, per le bustine da usare a contatto con il cibo sarà richiesta l’idoneità alimentare certificata.

I nuovi bio-sacchetti dovranno essere distribuiti esclusivamente a pagamento (con voce distinta sullo scontrino fiscale o sulla fattura di acquisto delle merci). Ancora sconosciuto il prezzo di vendita, anche se l’ipotesi più accreditata è che il costo si aggirerà intorno ai 2-5 centesimi di Euro.

Chi non osserverà quanto prescritto dalla suddetta legge verrà aspramente multato. Sono previste, infatti, sanzioni che oscillano dai 2.500 Euro fino ai 100.000 Euro, nel caso in cui la violazione del divieto riguardi ingenti quantitativi di borse di plastica oppure se il valore delle buste fuori legge sia superiore al 10% del fatturato del trasgressore.

È, certamente, necessario impegnarsi a livello istituzionale per aumentare la consapevolezza dei cittadini consumatori relativamente agli impatti che le borse di plastica hanno sull’ambiente, intervenendo per contrastare la problematica diffusa legata all’inquinamento da plastica monouso: tutto ciò, però, senza chiedere ai cittadini di sostenere ulteriori costi.

“Il rischio, infatti, è quello di allontanare i consumatori dall’obiettivo primario, della sostenibilità ambientale, imponendo loro di sostenere un costo che, se calcolato nel suo complesso, potrebbe essere non poco gravoso per le famiglie italiane” – sostiene Emilio Viafora, Presidente della Federconsumatori.

Il nuovo provvedimento è importante e anche condivisibile, ma restano alcuni dubbi sulla scelta di introdurne l’utilizzo esclusivamente a pagamento. Ed infatti, considerando che usare lo stesso sacchetto non sarà possibile, avendo i prodotti prezzi diversi, bisognerà aggiungere all’importo di ogni alimento acquistato il costo, seppure di pochi centesimi, di tutti i singoli sacchetti utilizzati.

Sarebbe opportuno, in tal senso, prevedere delle specifiche forme di sgravio, per far sì che il costo finale non ricada sui cittadini.

Ulteriore problematica, di non poco rilievo, è quella legata allo smaltimento a fine vita dei sacchetti monouso. Questi tipi di imballaggi che sono compostabili e che quindi sono conferiti nell’umido, vengono smaltiti dagli impianti di compostaggio. A tal riguardo, se si considera che con la nuova normativa si verificherà un sensibile incremento della quantità di materiale biodegradabile e compostabile, si manifestano non poche perplessità in ordine all’adeguamento degli impianti di compostaggio e al buon andamento del sistema di trattamento e smaltimento dell’intera filiera.

Federconsumatori Nazionale

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