Con i dati modenesi del mese di dicembre 2022 si chiude l’anno orribile dei modenesi sul fronte redditi e inflazione. Un +8,3% % su base annuale che da solo non descrive quanto avvenuto negli ultimi dodici mesi. Un anno fa, a gennaio 2022, l’inflazione modenese registrava un +1,8% sul gennaio 2021, ma a livello tendenziale si saliva al 4,7%. I segnali di una esplosione dell’inflazione, dopo un decennio di tranquillità, c’erano già tutti.
Sono cinque gli elementi che poniamo all’attenzione, assieme ai numeri del nostro rapporto. Il primo elemento è stato, per gran parte del 2022, la sottovalutazione degli effetti dell’inflazione, sia da parte del mondo economico che di quello politico. Va notata l’assenza di iniziative a Modena che abbiano tentato, se non il contenimento, almeno il monitoraggio della crescita dei prezzi, contrastando i più vistosi fenomeni speculativi. Unica eccezione un singolo incontro di tutti gli attori economici, richiesto dal Sindacato e promosso dalla Prefettura di Modena. Il secondo elemento, con una inflazione tendenziale che oggi supera il 12% sono i limiti nella misurazioni dei dati inflattivi. La crescita di prezzi e tariffe superiore ai dati ufficiali non è soltanto una percezione. Lo sa bene chi fa la spesa, chi frequenta ristoranti o bar, chi ha necessità di lavori alla propria abitazione; lo sa bene chi ha bisogno di cure o di acquistare farmaci. Il terzo elemento è l’azione del Governo. Dopo una campagna elettorale nella quale il tema bollette e carovita è stato centrale, colpisce la modesta attività del Governo Meloni su questo tema, dominata dalla decisione di eliminare, nell’arco di un mese, la riduzione delle accise voluta dal Governo precedente; una riduzione che le Associazioni dei consumatori chiedevano di rendere strutturale. E’ stato poi completamente rimosso il tema del blocco dei distacchi di energia nel periodo invernale. Il quarto elemento è quello del netto peggioramento delle condizioni materiali di una parte delle famiglie e dei cittadini della nostra provincia. Il nostro rapporto esamina la perdita di potere d’acquisto dei redditi da lavoro e da pensione per una famiglia tipo (-2.784 euro), per una famiglia con un componente che ha perso il lavoro (-2.503 euro), per una persona che vive da sola (-1.720 euro). E’ del tutto evidente che la crescita dei salari e delle pensioni è il tema centrale, senza la quale si apriranno fronti imprevedibili anche in realtà come quella modenese, dove crescono i distacchi di gas e luce ed il sotto riscaldamento delle abitazioni, dove si riduce il consumo di alimentari, dove si rinuncia alle cure, dove è sempre più complicato costruire una famiglia, dove si ripensa il futuro dei figli. Il quinto e ultimo elemento è l’allargamento, a Modena, della forbice delle diseguaglianze. Il peso dell’inflazione sui redditi medi e bassi è molto più forte che sui redditi alti; la perdita di potere d’acquisto morde soprattutto i lavoratori dipendenti ed i pensionati. Non tutti però sono più poveri; i fenomeni speculativi attorno all’inflazione stanno arricchendo una parte di settori imprenditoriali e di singoli soggetti, come segnalato dalla crescita dei consumi di lusso. Sono nate nuove ricchezze, come quelle attorno al 110% ed ai vasti margini di abuso consentiti dalle norme. Ci sono poi settori dove gli incrementi dei prezzi e dei listini sono andati ben oltre gli effetti della crescita dell’energia, nella colpevole assenza di azioni di contrasto.
Nel 2022 sono cresciute a Modena diseguaglianze e ingiustizie; sono cresciute le famiglie e le persone al di sotto della soglia di povertà. Ma tutto questo resta marginale, come rimosso, quasi evitato. E’ forse tardi per dimostrare che una Comunità come la nostra può lavorare assieme per il bene comune anche su di un tema difficile come questo. Rischiamo, tra non molto, a doverci limitare alla conta dei danni e a fare l’inventario delle macerie.