PRESENTAZIONE Questa terza edizione del Libro Nero dell’azzardo, curata da CGIL, Federconsumatori e Fondazione Isscon, è stata decisamente la più difficile. Non solo per l’ulteriore, enorme crescita della raccolta di azzardo in Italia; agli ostacoli causati da norme sbagliate, che vietano la diffusione dei dati territoriali della parte maggiore del gioco fisico, si è aggiunto il comportamento di ADM, che progressivamente ed in modo ingiustificato ha ampliato le aree di censura, estese quest’anno ai dati dell’online dei piccoli centri e ad alcuni giochi fisici, non compresi nel divieto. A ciò si aggiunge l’uso estremo dei tempi di risposta all’accesso civico da noi avanzato, la costante definizione dei dati come provvisori e parziali, le importanti difformità rispetto a dati diffusi dalla stessa ADM e la scarsa cura nella definizione di alcuni elementi territoriali. Su tutto si registra il superamento del fondamentale Libro Blu, che riguardava il complesso dell’attività dell’Agenzia Dogane e Monopoli, la cui ultima edizione risale ormai al 2022. Opacità e censure si uniscono alla trasformazione di ADM in un soggetto sempre più vicino alle tesi delle multinazionali dell’azzardo, a partire dai possibili contenuti del riordino del canale fisico. La dirigenza ADM somiglia sempre di più ad un arbitro che entra in campo a sostegno degli interessi della squadra più forte, e rischia di far perdere legittimità e prestigio ad un Ente nel quale lavorano, in modo egregio, molte migliaia di persone. Nella guida alla lettura dei dati, che segue questa presentazione, avanziamo precise proposte per mettere in trasparenza i dati dell’azzardo in Italia, perché questo rilevante segmento di attività economica diventi una casa di vetro.
L’anomalia italiana. Difficile tentare una sintesi di un lavoro così corposo, come “Il Libro Nero 3”, del quale consigliamo la lettura integrale. Si conferma in Europa l’esistenza di una anomalia italiana. Siamo il paese dove il potere d’acquisto dei redditi da lavoro e pensione è arretrato di più, ma siamo diventati per l’azzardo il mercato più importante d’Europa, e trai primi al mondo. La perdita complessiva degli italiani nell’azzardo (21 miliardi di euro) è la maggiore d’Europa, superiore a quella del Regno Unito e molto distante da Germania e Francia (14 miliardi). È una ulteriore conferma della relazione inversa tra la situazione socioeconomica e l’incremento della raccolta dell’azzardo, oltre che del suo ruolo importante nel mantenimento, se non dell’accelerazione, delle diseguaglianze sociali. Sono tanti i fattori che portano all’idea illusoria che una vincita possa risolvere, in un colpo solo, i propri problemi economici; tra questi la crescita della pubblicizzazione dell’azzardo, anche attraverso strumentali inviti al gioco responsabile, che altro non sono che l’aggiramento dei residui divieti.
Lo Stato dipendente. Il concetto di uno Stato dipendente dall’azzardo (come addiction fiscale) è stata introdotta dal Prof. Maurizio Fiasco nel 2019 nella “complessa sociologia del gioco d’azzardo contemporaneo” ed è stata ripresa efficacemente dal Prof. Simone Scagliarini di Unimore, nel 2024, trattando il riordino del settore dei giochi e il nuovo decreto sul gioco a distanza. Una dipendenza, quella dello Stato, resa evidente quando il Governo esplicita che ogni innovazione normativa non può comportare alcuna riduzione del gettito erariale per lo Stato. Allo stesso tempo si demolisce l’Osservatorio Nazionale per il contrasto al GAP, si dimezzano le risorse del fondo nazionale per il contrasto al gioco patologico, si progetta l’azzeramento del ruolo degli Enti locali, si apre alla crescita ulteriore del gioco fisico in territori già saturi e problematici. Un disegno preciso, una montagna di soldi per le multinazionali del settore, forse qualcosa in più anche per il bilancio statale, magari per il traballante sistema sanitario, estendendo così la dipendenza da azzardo anche a chi ne cura, tra tante difficoltà, i perversi effetti. Oppure per i magri bilanci degli Enti Locali, sui quali si riversano poi i costi dell’assistenza delle persone e delle famiglie rovinate dall’azzardo e da altre dipendenze. Ma lo Stato dipendente dall’azzardo non sembra interessato ad alcun tipo di bilancio sociale rispetto ad entrate ed uscite dell’azzardo, con queste ultime che agli scriventi non paiono distanti dalle prime, se non maggiori.
I numeri. Il fenomeno online. La raccolta dell’azzardo in Italia nel 2024 ha raggiunto i 157,4 miliardi, una cifra incredibile, equiparabile al 7,2% del PIL e superiore di 20 miliardi in confronto alla spesa sanitaria complessiva. Rispetto all’anno precedente la crescita è stata del 6,6%; sul 2019 del 42,5%. La raccolta pro-capite, per ogni cittadino con più di 18 anni, ha raggiunto i 3.137 euro. Le perdite per gli italiani sfiorano nel complesso i 23 miliardi, corrispondenti al reddito medio netto di 1.150.000 lavoratori e lavoratrici a tempo pieno. Il superamento del canale online su quello fisico è cosa avvenuta da tempo, ma riguarda soprattutto il centro-sud, dove la malavita organizzata e l’economia grigia e nera utilizzano l’azzardo in remoto come modalità conveniente per il riciclaggio di capitali sporchi. Mentre a livello nazionale l’azzardo fisico non ha ancora raggiunto i livelli pre-pandemici, l’azzardo online è cresciuto di 10 miliardi nel 2024 (+12,2%) raggiungendo i 92,1 miliardi, contro i 65,3 dei diversi giochi fisici, in lieve calo sull’anno precedente. I conti attivi online hanno ormai superato i 20 milioni, prossimi ad uno ogni due cittadini nella fascia 18-74 anni, dove si concentra la quasi totalità dei giocatori. Un rapporto con enormi differenze territoriali, con la Campania che prosegue il suo avvicinamento al rapporto 1:1, con 843.000 nuovi conti aperti nel 2024. Ovviamente un singolo giocatore può avere a disposizione anche decine di conti gioco, ma in Italia si stimano, nel solo canale online, 4,5 milioni di giocatori attivi nel 2024, in crescita quasi del 10%.
Regioni, Provincie, Comuni: senza il dettaglio locale non si può comprendere l’azzardo in Italia. È proprio così, non si può parlare di azzardo in Italia omettendo le profonde differenze esistenti tra aree del Paese, tra provincie e Comuni, a volte contigui. Differenze che nel caso dei dati delle slot (purtroppo indisponibili nel dettaglio) attengono anche le dimensioni della rete fisica dell’azzardo, ma che nel caso dell’online corrispondono pericolosamente alla mappa dei fenomeni di illegalità. Fenomeni a volte meticolosamente indagati da Uffici dello Stato, come nel caso del capoluogo di provincia con i numeri più elevati, che registra una crescita del 65% sull’anno precedente. Isernia è il più piccolo capoluogo d‘Italia, ed è primo per giocato pro capite nel solo online; Isernia registrava nel 2022 2.686 euro di giocate procapite, saliti a 4.143 nel 2023, diventati 6.853 euro nella fascia 18-74 anni. Più 155% in due anni, sei volte di più di Treviso, quasi quattro volte più de L’Aquila e Ancona. Anche la provincia di Isernia è prima in Italia nel pro-capite, davanti a tre provincie siciliane e tre campane. Come si spiega il dato di Isernia? Lo fa un articolo del quotidiano “Il nuovo Molise”: “Secondo la relazione al Parlamento del Ministro dell’Interno, basata sui dati del 2024 della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), il territorio molisano, pur non avendo formazioni criminali autoctone, offre un terreno fertile per l’espansione delle mafie provenienti da regioni limitrofe come Puglia, Campania e Lazio… Le mafie campane e pugliesi, in particolare, hanno avviato programmi di espansione in Molise attraverso canali tradizionali come il traffico di stupefacenti e il riciclaggio dei proventi illeciti. Nella provincia di Isernia, le interdittive antimafia emesse confermano la presenza di soggetti appartenenti o contigui a sodalizi mafiosi, anche di estrazione campana. Questi individui utilizzano il territorio molisano come rifugio per sottrarsi alle azioni di contrasto delle istituzioni nelle loro aree di origine. Questo fenomeno evidenzia come il Molise non sia solo un terreno di espansione, ma anche un nascondiglio sicuro per i criminali in fuga. La classifica delle provincie italiane per l’azzardo da remoto vede, dopo Isernia, Siracusa, Messina e Palermo. Alle tre provincie siciliane seguono tre provincie campane, Salerno, Napoli e Caserta. Quindi a completare i primi dieci posti Reggio Calabria, Taranto e Teramo. Tutte le dieci provincie sono sopra i 3.000 euro, nella fascia 18-74, e tutte hanno fatto registrare crescite importanti nel 2024. Più in basso nella classifica si fa notare la crescita del 27% di Novara, il 26% di Livorno, il 23% di Bolzano, il 21% di Venezia. Nonostante le nostre segnalazioni, per motivi incomprensibili, ADM non considera il dettaglio delle Province sarde come individuato dalla L.R. 2/2016 (che individua le Province di Nuoro, Oristano, Sassari, Sud Sardegna e la Città Metropolitana di Cagliari) costringendoci all’elaborazione di un unico agglomerato regionale. Questo impedisce di verificare se la forte crescita del 2024, +15%, si sia concentrata in alcune provincie. Comunque la Sardegna registra 2.270 euro pro capite nell’online, dato superiore alla provincia di Milano, cresciuta del 19%.Venendo ai capoluoghi di provincia, dietro al dato choc di Isernia, Siracusa supera i 4.000 euro pro-capite, e a seguire Reggio Calabria, Messina, Catania, Crotone, Benevento, Catanzaro, Palermo e Pescara. Poco4fuori dai primi dieci va evidenziata la condizione di Lecce, con una crescita del 38%. Ma anche la città di Pavia cresce di un anomalo 39%, mentre Livorno, Bolzano e Verbania registrano un +30% sull’anno precedente. Più in là nella classifica dei comuni capoluogo Viterbo cresce del 51% e Varese del 29%Nella classifica dei Comuni oltre i 10.000 abitanti, troviamo ai primi due posti (il terzo è Isernia) vecchie conoscenze dei nostri Report. Castel San Giorgio, che sfiorava i 12.000 euro pro-capite nei dati 2023, cresce del 52% fino ai 18.045 euro. Ogni mese, ogni abitante del paese in provincia di Salerno di età compresa tra 18 e 74 anni, “investirebbe” 1500 euro nel solo gioco online. Al secondo posto ancora Zola Predosa, a poca distanza da Bologna, che cresce del 23%, arrivando a 9.608 euro. Sopra i 6.000 euro procapite seguono, dopo Isernia, Patti (Me) e San Cipriano d’Aversa (Ce), che registra un +59%. Quindi, in lieve arretramento Martina Franca (Ta) e Calderara (Bo). Infine, nei primi dieci, Apricena (Fg), + 81% e Calvizzano (Na), uno dei molti Comuni, trai primi 100, che ha subito almeno uno scioglimento del Consiglio Comunale, nel periodo 1991-2024, per infiltrazioni e condizionamenti di tipo mafioso. Da indagare il caso di Sedriano, in provincia di Milano, che in un anno passa da 2.787 a 4.803 euro, e quello di Arzachena (Ss), che cresce del 119%, raggiungendo i 4.322 euro, sempre nel solo canale online. Nella classifica dei primi 100 Comuni anche sei capoluoghi: Reggio Calabria, Messina, Catania, Crotone, Benevento e Catanzaro. Tra le diverse novità di questo terzo Libro Nero troverete la sintesi delle prime dieci città italiane, dove ai dati dell’online aggiungiamo le stime del gioco fisico. Roma ha una media pro capite, dell’azzardo complessivo, di 3.558 euro, Milano di 3.377, Napoli di 4.546, Torino di 2.949, Genova di 2.654 euro, Palermo di 4.548, Firenze di 2.760. Bologna supera i 3.000, Bari sfiora i 4.000, Catania ha il record, tra le prime dieci città italiane, con 4.803 euro pro capite, due terzi dei quali raccolti nell’online, come peraltro accade a Palermo. Le molte mappe territoriali presenti nel nostro Libro Nero restituiscono, con i colori più scuri, la condizione di tutto il Sud e Isole, di gran parte del Centro e della Liguria. Solo il Nord-est presenta, nell’online, numeri contenuti. Nel rapporto alcune mappe sono dedicate alle anomalie più forti, agli indicatori di tendenza; tra questi anche diversi Comuni dove l’importo del giocato online è crollato, come Rocca Priora (Rm), già ai primissimi posti, e che nel 2024 ha visto sparire ben 58,7 milioni di euro, seguita da San Severo (Fg), dove ne sono spariti all’improvviso 52. Oppure, ma in più, i 70 milioni di Livorno, i 68 di Giugliano, i 60 di Lecce, i 44 di Rimini, i 42 di Olbia, i 32 di Bergamo e i 30 di Desenzano. Nel rapporto azzardiamo ipotesi su questi scostamenti. Segnaliamo come significativa la mappa di tre regioni del Sud, con le maggiori crisi comunali da azzardo. Da sempre sviluppiamo la collana dei nostri report non per sostenere tesi proibizionistiche ma per contribuire, attraversi i dati, a fornire strumenti di consapevolezza a chi si approccia all’azzardo. Questo in uno Stato che prosegue spedito sulla strada caratterizzata dalla “propria condizione di dipendenza” dalle (sempre meno) entrate erariali e dai sempre maggiori costi sociali. Costi che sempre più coinvolgono il nuovo mercato dell’azzardo, quello sul quale stanno investendo a livello globale tutti i grandi players concessionari, il mercato dei giovani e dei giovanissimi. L’opera in atto di “normalizzazione” dell’azzardo nella vita quotidiana è evidente ed è funzionale ad allevare la futura generazione di giocatori, sempre più tecnologici, sempre più ricettivi, sempre più fragili.