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ANALISI DEI DATI DELLE DICHIARAZIONI DEI REDDITI DA PENSIONEPRESENTATE PRESSO IL CAAF CGIL DELLA PROVINCIA DI MODENA NEL 2024.

PRESENTAZIONE

Questa terza edizione del nostro rapporto esamina, ancora una volta, l’evoluzione del potere d’acquisto dei redditi da pensione delle modenesi e dei modenesi, approfondendo allo stesso tempo la dimensione territoriale, anagrafica e di genere. Nell’edizione precedente avevamo descritto le attese pensionistiche di un gruppo di ragazzi e ragazze, immaginando il loro percorso lavorativo futuro, sino alla pensione. Ne è uscito con evidenza un quadro di futura insufficienza del reddito da pensione, peraltro ottenuta dopo i 70 anni o con 46 anni di lavoro. Le riforme delle pensioni hanno aggiunto mediamente 10 anni di lavoro per tutti, riducendo allo stesso tempo l’importo delle pensioni, penalizzando i giovani, i precari e le donne. Questo tema, non aggirabile, resta incombente anche in questa edizione, che cerca, oltre ai numeri, di dare corpo e sangue alla condizione reddituale dei pensionati e delle pensionate, anche presentando 14 diversi profili rappresentativi di condizioni diverse, a volte diversissime. Ma cosa è successo a Modena, in generale, ai redditi da pensione? Abbiamo esaminato 350.000 certificazioni presentate al CAF CGIL di Modena, nel periodo 2017-2024, relativi agli anni fiscali 2016-2023. Tra queste sono 44.600 le dichiarazioni presentate nel 2024, relative all’anno fiscale 2023. Nell’arco di otto anni l’enorme peso dell’inflazione, soprattutto nel periodo 2021-2023, ha ridotto in modo rilevante il potere d’acquisto delle pensioni dei modenesi, che sono mediamente arretrate di 900 euro, pari al -4,1%.Un tema ovviamente legato principalmente alla mancata rivalutazione piena delle pensioni di importo quattro volte superiore al trattamento minimo, che nel corso degli anni ha sottratto ai pensionati italiani oltre 100 miliardi. In particolare nel 2023 e nel 2024 il taglio alla rivalutazione deciso dal Governo Meloni ha determinato un risparmio per lo Stato superiore ai 15 miliardi. Le perdite subite per la mancata rivalutazione si trascinano naturalmente negli anni e non sono più recuperabili. Nelle nostre tabelle diamo conto del miglioramento di reddito nelle certificazioni presentate nel 2024, con tutte le curve in salita, dopo il crollo dell’anno precedente; questo è stato determinato dal pur parziale recupero della enorme inflazione del 2022, che a Modena aveva raggiunto l’8,3%. Una inflazione che però, nelle fasce di reddito medie e basse, da lavoro e da pensione, ha pesato molto di più. Registriamo un miglioramento medio del 2%, nel potere d’acquisto nel 2023, con agli opposti Vignola e l’area collinare e montana, dove la crescita è stata attorno al 3%, e la città di Modena che si è fermata all’1,4%. Un miglioramento che interviene dopo un anno, il 2022, che aveva visto un tonfo improvviso del 4,9% nel valore dei redditi da pensioni dei modenesi, che a partire dal 2016 avevano perso il 6,2%, quasi 1.200 euro. Quindi possiamo dire che, mediamente, il recupero nel potere d’acquisto dei redditi da pensione, nel 2023, è stato di circa 300 euro lordi, comunque ampiamente insufficienti a recuperare quanto perso nel tempo.Dentro a questi numeri, ancora una volta, si allarga, anche se di poco, la forbice di reddito tra uomini e donne. Donne che hanno pensioni mediamente inferiori di 4.920 euro lordi annui, -22% rispetto agli uomini. Donne che sotto i 20.000 euro di reddito sfiorano il 70%, scendendo al 20/30% nelle fasce sopra i 40.000 euro lordi. Dicevamo dei 14 profili di pensionati e pensionate; i loro nomi sono fittizi, ma sono reali e concreti i loro profili, le loro storie. Sono camerieri ed insegnanti, tecnici e operai, commesse ed infermieri, facchini e dirigenti di aziende pubbliche e private. Percorsi di lavoro diversissimi, come ovviamente lo sono gli assegni mensili dell’INPS, che vanno dai 700 euro lordi di Monica, cameriera discontinua di Sestola, e con lunghi periodi in nero, ai 13.000 euro lordi di Giuseppe, per molti anni dirigente d’azienda.Una cosa accomuna tutte e tutti: nel corso degli ultimi otto anni il potere d’acquisto della loro pensione si è ridotto in modo significativo. Monica, ad esempio, ha perso quasi il 5%, mentre Giuseppe ha ridotto il valore della sua pensione del 12,5%.Abbiamo esaminato anche il tasso di sostituzione, cioè il rapporto tra ultima retribuzione e assegno pensionistico di tre persone di recente pensionamento, tutte con percorsi di lavoro discontinui e di precariato alle spalle. Anna, operatrice socio-sanitaria, è andata in pensione con il 75% dell’ultima retribuzione; percentuale che scende al 47% per Giovanna, collaboratrice scolastica e al 37% per Kwame, facchino socio-lavoratore. Per la maggioranza di loro si possono vedere con chiarezza i problemi oggi dei pensionati e delle pensionate modenesi. Problemi di reddito, in una città ed in una provincia considerata tra le più care d’Italia. Certo, tanti pensionati hanno messo da parte le risorse per una vita serena, ma tanti e tante vivono in affitto, faticano a chiudere il mese. Anche chi vive in case di proprietà si misura con la crescita delle spese, in particolare quelle energetiche, o per le necessità di ristrutturazioni e adeguamenti. Tutti sostengono maggiori costi per le cure sanitarie, aggravati dai tagli alla sanità pubblica; qui il fenomeno della rinuncia alle cure non è purtroppo più una eccezione. Tutti e tutte fanno la spesa – fanno i conti con un carrello sempre più piccolo e sempre più costoso – e anche qui vanno segnalate le scelte dolorose di contrarre i consumi, per quantità e qualità – a partire dai prodotti freschi – e tra questi la frutta in particolare. Questo sulla popolazione anziana ha effetti immediati e fortemente negativi sullo stato di salute. Pensionati che sempre più frequentemente sono coinvolti nelle nuove forme di povertà – come quella energetica – o che affidano alle false speranze dell’azzardo (a partire dall’abuso di Gratta & Vinci) la risoluzione dei propri problemi economici, entrando in una spirale di sovraindebitamento, di disperazione e di solitudine. Pensionati, inoltre, che troppo spesso vivono in un mondo digitale da loro lontanissimo, tagliati fuori dai servizi a loro necessari a causa della corsa alla migrazione sul web – troppo rapida ed esclusiva – da parte di Enti pubblici, Aziende sanitarie, Banche, Poste e Multiutilities. Infine un dato troppo sottovalutato; con il reddito dei pensionati in riduzione si riduce anche il loro ruolo di ammortizzatore nei confronti di figli e nipoti, a loro volta tormentati da precarietà di lavoro e di reddito, e da un sempre più ritardato accesso al mercato del lavoro. Chi firma questo rapporto non si rassegna di certo a tutto questo; lavora e lotta per il cambiamento, anche quello ottenibile con il successo dei referendum il prossimo 8 e 9 giugno.

Elisabetta Valenti – Responsabile Caaf CGIL Modena

Roberto Righi – Segretario Generale Spi Modena

Marzio Govoni – Presidente Federconsumatori Provincia Modena Aps

Marco Balili – Direttore INCA Modena

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