Sono davvero poche le attività economiche che non hanno registrato perdite nei mesi di lockdown.
Perdite che, in alcuni casi, possono compromettere il futuro di una impresa, specie nel settore dei servizi, dove nel tempo si è assistito ad una crescita di piccoli soggetti imprenditoriali anche oltre i reali bisogni del nostro territorio. Ma qual’è lo scenario, a dieci giorni dalla riapertura di diverse realtà economiche di servizio? Sono ormai abbastanza chiare le tendenze, gli errori, ma anche i comportamenti virtuosi sul fronte dei prezzi. Ecco alcuni settori, ricordando però che si tratta di tendenze, all’interno delle quali i comportamenti dei singoli imprenditori possono essere profondamente diversi.
Bar. Da molti sono stati additati come il settore a maggior rischio di aumenti. In realtà sono al momento davvero poche le segnalazioni di incrementi di prezzo di caffè, cappuccini e cornetti. Sta prevalendo, intelligentemente, la coscienza che il cliente va riconquistato, senza aggiungere la tensione causata da incrementi di prezzo. La ripresa in ogni caso sembra lenta, in particolare rispetto ai tanti che offrono il servizio di ristorazione a pranzo. Voto: promossi, ma rivediamoci tra un po’.
Ristoranti e pizzerie. Difficile trarre conclusioni su di un settore vasto e complesso. A differenza dei bar si registrano però segnalazioni su alcuni listini corretti, in forma generale, aggiungendo un euro per piatto, in particolare nelle pizzerie. Si tratterebbe di incrementi nell’ordine del 10/20%.
Va inoltre ricordato che, non diversamente dai bar, i prezzi a Modena nella ristorazione sono già oggi trai più alti in Italia. Voto: rimandati, sotto controllo.
Parrucchieri ed estetisti. Tante le segnalazioni e le proteste. In molti hanno deciso incrementi di prezzo, anche attraverso una sorta di “Tassa Covid” che va da 1 euro a 7 euro. Tassa che sarebbe legata ai maggiori costi sostenuti per la sicurezza e le protezioni da parrucchieri ed estetisti. Fortunatamente molti tra questi hanno deciso di mantenere i listini precedenti. Detto che la nettissima maggiore attività (ed incassi) di queste settimane di per sé doveva evitare una scelta simile, ci chiediamo cosa accadrebbe se tutte le attività che hanno sostenuto costi maggiori decidessero di applicare a loro volta una “tassa”. Un euro per l’edicola, un euro per il bar, un euro per l’autostrada, un euro per il parcheggio, un euro al supermercato, un euro al condominio, un euro sulle bollette ecc. ecc. Se si ritiene legittimo che una categoria decida di applicare tasse questo però deve valere per tutti, con gli effetti immaginabili.
Voto: bocciato chi applica la “tassa”, da premiare chi non la applica.
Catene dentistiche. Anche qui registriamo proteste per le illegittime richieste di alcune catene dentistiche. Catene che comunicano un incremento dei preventivi già sottoscritti, aggiungendo da 4 a 10 euro per seduta come contributo ai costi sostenuti per la sicurezza e la sanificazione degli ambienti. Si segnala in un caso l’obbligo di acquisto di un “Kit per la sicurezza”, con materiali non necessari; ma anche l’oscurità con la quale viene indicata in fattura la maggior somma che il paziente deve versare per potere accedere alle cure. Non si tratta di cifre simboliche; su di una pulizia dentale il costo del contributo si attesta attorno al 15%.
Non ci sono segnalazioni su comportamenti simili da parte di studi dentistici. Voto: bocciati.
In conclusione Federconsumatori ritiene urgente un interessamento del Pubblico a questi temi. Il nostro futuro è anche legato a cosa accadrà a stipendi e pensioni; in questo senso la crescita incontrollata dei prezzi dei beni e dei servizi di maggiore utilizzo apre uno scenario preoccupante. Nessuno può imporre prezzi, che restano di libera determinazione; ma il Pubblico può e deve intervenire a fronte di fenomeni speculativi. Soprattutto può orientare interventi economici e sgravi, a sostegno delle attività economiche, sulla base dei comportamenti tenuti. Per non sprecare risorse della collettività andrebbero quindi premiati i comportamenti virtuosi, vale a dire quelli degli imprenditori che hanno mantenuto fermi i prezzi, rispetto a chi ha deciso di applicare “tasse”, maggiorazioni ed aumenti.
P.B
“Realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Emilia-Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello sviluppo economico. Ripartizione 2018”