E’ certamente una buona notizia l’annunciata riduzione del costo del gas e dell’energia elettrica nel mercato tutelato, che dovrebbe trascinare al ribasso i costi delle bollette anche nel mercato libero. Vedremo nei prossimi mesi gli effetti concreti sui conti delle famiglie; è però ingiustificato il diffondersi di un ottimismo eccessivo, come se all’improvviso si uscisse da un tunnel buio. Non è così, e pagheremo ancora per molto tempo le previsioni errate e le sottovalutazioni di soggetti e istituzioni, nazionali ed europee.
L’anno orribile dei modenesi, il 2022, si è chiuso con un dato di inflazione all’8,3%. Un numero di poco superiore a quello nazionale, ma con una inflazione tendenziale al di sopra del 12%, comunque sottostimata rispetto alla percezione dei consumatori. L’allargamento della forbice delle diseguaglianze è un dato di fatto, così come è evidente che quando finirà questa fase terribile non saremo tutti più poveri. I ripetuti aumenti dei prezzi, in ogni settore, spesso sono stati ingiustificati, eccessivi, a carattere preventivo. Quasi sempre gli incrementi sono stati motivati con la crescita di gas, energia elettrica, e carburanti. Ora, con il forte ridimensionamento di alcuni di quei costi, si deve necessariamente aprire una fase di rientro di quegli incrementi abnormi, pena confermarne la loro natura speculativa.
Il dato di inflazione di gennaio a Modena è +0,5%. Il dato di inflazione tendenziale si attesta al +10,9%; hanno pesato, oltre ad energia e carburanti, i prodotti alimentari e il carrello della spesa. Sull’anno precedente stimiamo una crescita della spesa di oltre 2.200 euro per una famiglia di tre componenti, di quasi 1700 per un nucleo familiare nel quale il componente percettore del reddito principale ha più di 65 anni.
Su tutto questo precipita la questione redditi. Se i salari reali nel mondo (Dati Organizzazione Internazionale del Lavoro) sono diminuiti dello 0,9% nel 2022, in Italia l’erosione salariale ha raggiunto il 6%, il doppio di quella media europea. L’Italia è il paese del G20 con la decrescita maggiore dei salari nel periodo 2008-2022, con un -12% che pesa terribilmente sulle famiglie. Allo stesso tempo cresce il lavoro povero, e si contraggono più degli altri i redditi delle donne e dei giovani. Un paese all’apparenza senza speranza, che invecchia rapidamente, che penalizza le giovani generazioni, che sta consumando i risparmi accumulati. In questo senso, senza cambiamenti strutturali, tutti gli “ottimismi sono ingiustificati”
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