L’inflazione generale di aprile si attesta a Modena allo 0% sull’anno precedente e al -0,1% rispetto al mese di marzo 2020. Dati poco distanti da quelli nazionali, che consegnano il medesimo dato sull’anno precedente e un +0,1% su marzo. Numeri che, come noto, si sono formati grazie al notevole calo dei prodotti energetici, nelle sue diverse componenti. Un dato che sarebbe ancora più vistoso se i prezzi dei carburanti alla pompa fossero scesi in modo più coerente all’enorme calo del greggio.Nei dati modenesi ad aprile vengono confermate le preoccupazioni rispetto alla variazione del cosiddetto “carrello della spesa”. Un incremento che a Modena risulta più contenuto, col 2% di aumento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, contro il 2,7% a livello nazionale.
Un contenimento, a Modena, dovuto agli alimenti lavorati (succhi di frutta, insaccati, surgelati ecc.) che a Modena crescono appena dello 0,4%; una cifra assai distante dall’1,8% del dato nazionale. E’ possibile che questo dato sia collegato alla decisione di una importante insegna di bloccare per alcuni mesi il prezzo di questi prodotti, e a scelte non dichiarate di altri.Si tratta di un dato positivo, che però esalta ancora di più quello estremamente negativo: la fortissima crescita degli alimentari non lavorati, vale a dire dei prodotti freschi (carne, pesce, frutta e verdura). La crescita dei prezzi dei prodotti freschi registra a Modena un clamoroso +5%, contro il dato nazionale del 4,3% e tenendo conto di una inflazione generale attorno allo zero.
Gli incrementi più vistosi si sono registrati sulla frutta e verdura; Federconsumatori ha ricevuto molte proteste e segnalazioni di anomalie. Si tratta di una crescita generale, ma bisogna dire che dove non si registra concorrenza e dove la rete commerciale è debole, i prezzi di frutta e verdura, ma non solo, sono letteralmente deragliati.
A solo titolo di esempio si cita una piccola vicenda: quella di una consumatrice di Camposanto, che dopo aver acquistato delle melanzane a 5.10 Euro al Kg presso un supermercato locale è “fuggita” verso San Felice, rischiando una pesante multa; qui ha trovato la stessa qualità di melanzane ad 1.85 euro. Convinta di trovarsi di fronte ad un errore la consumatrice, che ha documentato tutto con gli scontrini, è ritornata lo stesso giorno nel supermercato di Camposanto, scoprendo che il prezzo delle melanzane era cresciuto a 5.70, più di tre volte il prezzo d’acquisto richiesto a San Felice, distante appena 6 km. I motivi della crescita di frutta e verdura sono essenzialmente speculativi e sono stati favoriti dalla forte domanda, dai limiti di movimento, dalla chiusura o la riduzione dei mercati all’aperto e degli spacci contadini. Sarebbe importante verificare in quale punto della filiera si sono verificate le maggiori speculazioni, se nella produzione, nella trasformazione, nella distribuzione oppure nella vendita al consumatore finale. Oggi purtroppo il consumatore è pressoché indifeso rispetto ai comportamenti speculativi nella vendita delle merci, e risulta difficile persino stabilire le responsabilità di incrementi anomali come quello che si registrano, anche nella nostra provincia.
La prossima settimana Federconsumatori Modena lancerà una originale indagine sul commercio al tempo del Covid 19. Una indagine sulla percezione di questa fase da parte del consumatore, ma soprattutto sulle trasformazioni che ci sono state e quelle che ci attendono nel futuro.